La famiglia Lange e "Spirit of Ponta Preta"

Mi sono sempre detto che il miglior modo per scoprire gli spot sconosciuti per uscire in windsurf sarebbe stato in barca.

3 marzo 2023

Ci fu un tempo in cui quando le foglie degli alberi si muovevano, tutto il mio essere entrava in trans, pensando all'uscita in tavola che mi stavo perdendo. A quell'epoca ero un appassionato di tavola a vela, o come dicono gli anglofoni, windsurf. Mi sono sempre detto che il miglior modo per scoprire gli spot sconosciuti per uscire in windsurf sarebbe stato in barca. Con l'età, mi sono reso conto che il catamarano sarebbe stata la scelta perfetta, ma restava il problema della lunghezza: come portare tutta la mia "roba"? Questa risposta l'ho avuta grazie a Jean-Sébastien e a tutta la sua famiglia, partiti per navigare attorno al mondo su un Lagoon 450. Condivido con voi la risposta di "Jean-Séb" al mio problema che ormai non lo è più!

Chi siete?

Siamo una famiglia francese -  – Jean-Sebastien, Marina, Chiara (14 ans) et Nikita (13 ans) – emigrata a Capo Verde nel 2000. Dopo aver vissuto dieci anni in riva al mare e tra le onde di Capo Verde, abbiamo avuto voglia di lasciare questo bellissimo paese per navigare attorno al mondo alla ricerca di nuove destinazioni selvagge, con la speranza di ritrovare la magia che Capo Verde aveva prima dell'invasione turistica di questi ultimi anni. Perciò, ora siamo senza una residenza fissa e le nostre figlie seguono la scuola francese a distanza.

Quale Lagoon avete e perché lo avete scelto?

Al salone dei multiscafi a Lorient, nell'aprile 2010, abbiamo scelto uno dei primi Lagoon 450. Il 450 ci è parso il perfetto compromesso tra una barca troppo grossa (e troppo cara!) che avrebbe richiesto molta manutenzione ed una più piccola che non ci avrebbe permesso di portarci dietro tutti i nostri giocattoli: windsurf, surf, SUP, attrezatura per le immersioni subacquee, ecc.

Che tipo di personalizzazione avete fatto?

Abbiamo cercato una soluzione per immagazzinare tutto il nostro materiale sportivo senza ricorrere alla classica sistemazione lungo le draglie. Questa soluzione non è 100% sicura e inoltre, nasconde la vista dal quadrato, cosa penalizzante in navigazione e frustrante quando si è ancorati in posti magnifici! L'idea era quella di sistemare qualcosa, che equivalesse alle sbarre sul tetto delle automobili, ovunque fosse possibile, senza impedire né la circolazione di bordo né la vista. Una volta sistemate, le "sbarre" possono essere caricate, a seconda delle necessità, con le tavole o con una grande sacca da surf piena di attrezzatura. Le prime sbarre sono sul boccaporto del bimini rigido. Qui non impediscono lo scorrimento delle scotte, permettono comunque di aprire il boccaporto e offrono un accesso facilitato alla tavola dal passavanti di sinistra. Vi si può sistemare una tavola da winsurf o un SUP non troppo lungo (fino a 2,28 m non ci sono problemi).

Abbiamo messo altre sbarre nel pozzetto di poppa, a sinistra. Anche lì, si può mettere una tavola da winsurf o un sup di 2,28 m oppure diverse tavole da surf una sopra l'altra. L'interessante è che questo punto è protetto dal vento, perciò quando siamo ormeggiati non dobbiamo aggiungere delle cinghie. Invece, in navigazione, mettiamo la/le tavola/e in una boardbag (sacca) a livello del pozzetto di prua, per non intralciare l'accesso di sinistra al flybridge. Nella foto, si vede che c'è anche una pagaia!

C'è parecchio posto libero anche sul flybrige, sui due lati dei prendisole. In realtà, ci siamo resi conto che non usavamo mai questo spazio. Abbiamo quindi messo delle sbarre anche qui. Siccome il flybridge non è piatto, abbiamo dovuto calcolare e fare costruire delle sbarre speciali (con dei supporti di lunghezze diverse e basi non ortogonali), per avere delle sbarre parallele. Per ora, abbiamo due grosse boardbag (ingiallite dal sole) piene di surf, windsurf, vele per winsurf, trapezi, boma, mute, ecc. 

Le sbarre sono state posizionate in modo da poter installare dei box (Thule Motion 900), che abbiamo ordinato e che ci aspettano a Papetee. Ciò ridurrà la resistenza aerodinamica ma soprattutto possiamo conservare molto materiale (630 litri ognuno) in box stagni, a prova di UV, chiudibili a chiave e con un'apertura semplice direttamente sui passavanti.

Gli alberi RDM smontabili in due pezzi, li abbiamo sistemati sotto ai pannelli solari. Per una felice coincidenza, il diametro degli alberi RDM corrisponde esattamente all'altezza tra i pannelli e i loro supporti.

Infine, siccome noi abbiamo sempre bisogno di posto a bordo e non amiamo avere troppe cose in giro per il pozzetto (anche se è inevitabile), abbiamo anche personalizzato due sgabelli su una base di sgabello IKEA. L'interno è vuoto, con un ombrinale sul fondo, e permette di conservarvi maschere, tubi e asciugamani.  E per non rovinare il teck, la base dei piedi è protetta con una specie di "feltrini" ritagliati dal pad di una tavola vecchia.

Costo stimato?

Per le sbarre sul boccaporto, abbiamo usato dei tientibene Plastimo da 800mm: 146 US$ per le 2 sbarre. Per le sbarre del pozzetto di poppa, abbiamo usato dei tientibene Plastimo da 500mm, perché non c'era spazio sufficiente per quelli da 800mm: 117 US$ per le 2 sbarre. Le 2 x 2 sbarre sul flybridge, dato che abbiamo dovuto fabbricare delle sbarre speciali, sono costate di più: 930 euro per le 4 sbarre (non montate). Tutto il materiale è stato acquistato a Sint Maarten/Saint Martin, in zona franca. Per quanto riguarda i box Thule, il prezzo è molto caro nel Pacifico, perché bisogna pagare il trasporto e le tasse (in tutto, oltre 1000 euro per ogni box), ma in Europa costano molto meno. E, per ogni sgabello, la base di plastica Ikea costa 12 euro e la tavola di legno, ritagliata su misura da un falegname di Capo Verde, 9 euro.

E quale sarà la vostra prossima personalizzazione?

Basta! Abbiamo scelto la maggior parte delle opzioni in cantiere (dissalatore, generatore, elettronica, pannelli solari, tendalino, gennaker, inverter, lavatrice, elettronica Raymarine) per avere una barca "pronta per partire", proprio per non avere troppe personalizzazioni da fare poi noi. Naturalmente, abbiamo riscontrato qualche imperfezione, ma ora abbiamo una barca molto affidabile, sicura e pronta per il Pacifico. Desideriamo ora goderci la compagnia della famiglia e partire alla ricerca di luoghi magici! La settimana scorsa eravamo a San Blas (dove ho scattato alcune foto, le altre sono state fatte a Cartagena delle Indie) e il Pacifico ci aprirà ben presto le porte. Siamo pronti per le "onde vergini"!

Le avventure di "Spirit of PontaPreta" e del suo equipaggio possono essere seguite su:

http://www.facebook.com/SpiritofPontaPreta